La melatonina: luci ed ombre

Che cosa è la melatonina ?

La melatonina è un ormone prodotto da una ghiandola annessa al cervello, la pineale (detta anche epifisi) e da altri organi (tra i quali la retina e l’ intestino; nel tratto gastrointestinale la concentrazione di melatonina è 10-100 volte maggiore di quella nel sangue).
La ghiandola pineale servirebbe a sincronizzare il nostro orologio biologico (una struttura, situata in una parte del sistema nervoso centrale chiamata ipotalamo, che avrebbe il compito di coordinare i ritmi di diversi sistemi fisiologici) con le modificazioni ambientali (rappresentate ad esempio da variazioni del ciclo luce – buio, presenza di eventi stressanti o di agenti patogeni) per ottimizzare le capacità adattative del nostro organismo. Tutto questo sarebbe finalizzato alla difesa ed alla riproduzione della specie. L’epifisi è in grado di tradurre gli impulsi nervosi provenienti da stimoli dell’ambiente esterno od interno in un messaggio di natura ormonale, rappresentato dalla produzione di melatonina. La principale funzione della melatonina è quindi quella di far arrivare ai vari organi le informazioni relative al ritmo giornaliero di luce e buio. Questa informazione serve ad organizzare i ritmi circadiani di funzioni quali la regolazione della temperatura corporea e l’alternanza sonno-veglia nonché i ritmi stagionali. Dalla melatonina dipendono anche l’organizzazione circadiana di altre funzioni quali la risposta immunitaria, l’antiossidazione, l’omeostasi e la regolazione del metabolismo glucidico.

Il principale fattore ambientale in grado di stimolare la ghiandola pineale è, come detto, la variazione del ciclo luce – buio. La secrezione di melatonina è stimolata dal buio ed è inibita dalla luce. Pertanto i livelli di questo ormone nel sangue seguono un ritmo circadiano: sono bassi nelle ore diurne, aumentano nella prima parte della notte e raggiungono il loro massimo nelle ore successive alla mezzanotte; il picco si ha generalmente tra le 23 e le 3. I livelli notturni sono circa dieci volte maggiori di quelli diurni. Questo ritmo di secrezione è tipico delle persone sane e la sua alterazione costituisce uno dei segni più precoci del configurarsi di un grave stato patologico. Infatti alterazioni del ritmo luce- buio della melatonina sono state dimostrate in gravi patologie quali le neoplasie metastatiche, la malattia depressiva, la schizofrenia nella fase cronica e l’ischemia cerebrale. Nell’uomo un ritmo circadiano della melatonina è presente fin dal 3° – 4° mese di vita; alla pubertà si verifica una transitoria caduta dei livelli notturni di questa sostanza; durante l’età adulta il ritmo di secrezione è presente fino alla senescenza, quando la sua ampiezza si attenua e la produzione di melatonina diminuisce;  il declino più rapido avviene dai cinquant’anni in poi ed a sessant’anni la ghiandola pineale produce una quantità di melatonina pari all’incirca alla metà di quella prodotta a vent’anni.

La melatonina agisce principalmente attraverso recettori di membrana chiamati MT1 ed MT2; possiede però anche un meccanismo d’azione autocrino e paracrino (cioè che si manifesta sulle stesse cellule che la producono e su quelle adiacenti senza essere riversata nel sangue).  Questo ormone è metabolizzato nel fegato ed eliminato attraverso le urine e le feci.

Perché oggi vi è tanto interesse intorno alla melatonina ?

Alcuni studiosi ritengono che la riduzione dei livelli di melatonina sia in qualche modo responsabile del fenomeno dell’invecchiamento (che deve essere considerato come la perdita delle capacità dell’organismo di adattarsi alle modificazioni ambientali) e che pertanto la somministrazione di questa sostanza possa ritardare questo processo.
Vi sono ipotesi secondo le quali la diminuzione dei livelli di melatonina nell’età avanzata si tradurrebbe in un’alterata trasmissione di informazioni dalla pineale ai nuclei soprachiasmatici dell’ipotalamo (sede dell’orologio biologico). Questo comporterebbe la perdita della capacità di coordinazione dei ritmi dei diversi sistemi fisiologici con conseguente diminuzione della capacità di adattamento dell’organismo e quindi un’aumento della suscettibilità dello stesso a diverse patologie quali infezioni, tumori e malattie degenerative; si avrebbe di conseguenza un’accelerazione di tutti i processi che portano ad un invecchiamento precoce. L’invecchiamento non è infatti solo un progressivo esaurirsi casuale delle singole cellule o dei singoli distretti dell’organismo, ma è un processo programmato, legato alla perdita delle capacità dell’organismo di adattarsi all’ambiente. Una parte importante della capacità di adattamento è legata alla regolazione del metabolismo basale e della temperatura corporea, effettuata dalla melatonina tramite un’azione sugli ormoni tiroidei attraverso il TRH.

Il fatto poi che a svilupparsi sia una patologia piuttosto che un’altra dipende da altri cofattori: familiarità, alimentazione, condizioni ambientali, stress psichici, ecc.

Va inoltre ricordato che la melatonina è una potentissima sostanza antiossidante in grado di rimuovere i radicali liberi, che contribuiscono al processo dell’invecchiamento attraverso i danni da essi causati alle cellule, e di inibire la loro formazione. Questa azione avrebbe un ruolo protettivo nei confronti di diverse patologie, in particolare della malattia di Alzheimer.

Queste proprietà, unitamente al ruolo modulatorio di questo ormone su quasi tutti i sistemi biologici, permettono di prendere in considerazione un trattamento con melatonina di patologie apparentemente molto diverse tra loro ed a carico di quasi tutti gli apparati dell’organismo.

Al di là di questa affascinante ipotesi vi sono attualmente possibili impieghi terapeutici di questo ormone nella pratica medica ?

Sicuramente la somministrazione di melatonina al momento di coricarsi può normalizzare i ritmi del sonno senza produrre la dipendenza e gli effetti indesiderati degli psicofarmaci. Questa azione sarebbe legata ad una diminuzione della temperatura corporea ed alla modulazione dell’attività del sistema nervoso centrale;  l’associazione con le benzodiazepine, farmaci usati frequentemente per il trattamento dell’insonnia, ne potenzierebbe i benefici.
La melatonina, in particolare, riduce il tempo di addormentamento e migliora l’attenzione durante il giorno.

Un altro utile impiego di questa sostanza si ha nel lavoro a turni e soprattutto nella “sindrome da jet lag”, quel complesso di disturbi conseguente a variazioni acute del ciclo luce – buio, come ad esempio dopo un volo transcontinentale. Si ritiene che questo fenomeno sia dovuto al fatto che il ritmo circadiano della melatonina si riaggiusta, in accordo con il nuovo orario di vita, solo dopo una decina di giorni. La somministrazione temporizzata (dal giorno prima della partenza al quarto giorno dopo l’arrivo, secondo schemi prefissati a seconda della direzione del volo e della differenza di fusi orari tra la località di partenza e quella di destinazione) di melatonina sarebbe pertanto in grado di alleviare questi sintomi.

Un terzo campo di applicazione della melatonina è la terapia dei tumori. La pineale è responsabile della naturale resistenza contro le neoplasie ed il non rispetto del ciclo luce- buio, alterandone la funzionalità, predispone all’insorgenza di questa patologia. Il difetto nella produzione notturna di melatonina costituisce inoltre il più frequente grave difetto endocrino presente nella malattia neoplastica, contribuendone al peggioramento della prognosi. Vi sono studi, effettuati su una casistica di oltre 200 pazienti portatori di tumori solidi in fase avanzata non più responsivi alle terapie convenzionali od intolleranti ad esse, che dimostrano che l’associazione di questo ormone con l’interleukina – 2, un composto naturale prodotto dal sistema immunitario, amplificherebbe l’attività antitumorale di questa sostanza. Inoltre la somministrazione di melatonina permetterebbe l’uso di dosi minori di interleukina – 2 e renderebbe quindi più tollerante il trattamento immunoterapico riducendone gli importanti effetti indesiderati.
L’ effetto antineoplastico della melatonina è in parte dovuto ad una stimolazione del sistema immunitario; questo giustificherebbe l’impiego di questo ormone anche in soggetti sottoposti a stress. L’azione antitumorale è comunque il risultato di molteplici effetti biologici di questa sostanza, l’applicazione della quale nella cura del cancro non deve pertanto essere vista in antitesi rispetto ai trattamenti convenzionali ma in aggiunta e ad integrazione di essi.

Vi sono infine altre possibili applicazioni cliniche della melatonina meritevoli di ulteriore approfondimento.
Tra le più interessanti occorre ricordare l’impiego di questa sostanza nella contraccezione. E’ infatti noto l’effetto inibitorio di questo ormone sulla produzione ipofisaria di gonadotropine, gli ormoni che controllano la funzionalità dell’ovaio e del testicolo. E’ attualmente in studio un contraccettivo composto da un progestinico associato a melatonina. Questa associazione avrebbe meno effetti indesiderati (soprattutto a carico del sistema vascolare) della classica “pillola” (composta da un estrogeno più un progestinico) ed avrebbe un’azione protettiva nei confronti del carcinoma mammario. In alcune donne in menopausa, inoltre, la melatonina avrebbe portato ad un ripristino del ciclo mestruale e ad un alleviamento dei disturbi neurovegetativi (vampate, nervosismo, insonnia, depressione) associati a questa condizione.
Vi sono inoltre numerose patologie neuropsichiatriche (sindromi depressive, schizofrenia, disturbi bipolari, autismo, epilessia, demenza, alcuni tipi di cefalee, morbo di Parkinson, malattia di Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica, malattia di Huntington, ecc.) che potrebbero trovare giovamento dalla somministrazione esogena di melatonina in quanto in esse sono state descritte alterazioni del ritmo della secrezione di questa sostanza con riduzione del picco notturno. Recenti studi, infine, hanno riportato un’azione antiaggregante a carico delle piastrine, un miglioramento della funzionalità tiroidea, un’ attenuazione del tono simpatico sia centrale che periferico con conseguente effetto di abbassamento della pressione arteriosa e cardioprotezione,  una diminuzione dei livelli di colesterolemia, un’aumento della massa ossea, una diminuzione del tessuto adiposo durante l’invecchiamento, un’azione più efficace del placebo sugli acufeni e, in pazienti con sarcoidosi polmonare, una completa scomparsa del quadro clinico dopo trattamento con melatonina.

In che dosi, quando e per quanto tempo dovrebbe essere assunta la melatonina ?

Parametri quali la dose, l’ora della somministrazione e la durata ottimale del trattamento non sono ancora stati ben definiti. E’ tuttavia importante sottolineare l’efficacia delle recenti preparazioni a lunga durata d’azione, la cui emivita nel sangue periferico è di circa 6-8 ore contro le 3-4 delle preparazioni più comuni.
In linea di massima si può dire che per quanto riguarda il trattamento dell’insonnia e della “sindrome da jet lag” possono essere consigliate dosi variabili da 0.3 a 1 milligrammi al giorno (dosaggi più elevati non sono associati ad una maggiore efficacia ma presentano un aumentato rischio di effetti indesiderati), mentre nella terapia antineoplastica le dosi utilizzate sono 10 – 50 mg al giorno.
Per quanto riguarda l’ora della somministrazione è di fondamentale importanza che l’ormone venga assunto nelle ore serali circa mezz’ora prima di coricarsi; l’ assunzione mattutina non solo è inefficace ma può addirittura provocare effetti nocivi.
Come già detto anche la durata ottimale del trattamento non è ancora stata stabilita. Sulla base di esperimenti svolti recentemente si ritiene la sostanza debba essere assunta per 21 – 28 giorni consecutivi seguiti da una settimana di sospensione.
Un discorso a parte merita la terapia della “sindrome da jet lag”: a questo proposito esistono vari schemi ma dal punto di vista pratico è sufficiente assumere la melatonina circa mezz’ora prima di coricarsi una volta arrivati a destinazione, sia nel viaggio di andata che in quello di ritorno.

Che cosa ci può dire riguardo alle controindicazioni ed agli effetti indesiderati della somministrazione di melatonina?

Negli esperimenti finora effettuati (sono stati somministrati fino a 6.6 grammi al giorno di melatonina per 35 giorni) gli unici effetti collaterali rilevati sono stati cefalea, vertigini, nausea, crampi addominali, diarrea, prurito, ansia, depressione, dolori articolari e del rachide, variazioni della pressione arteriosa, diminuzione della temperatura corporea ed aumento del senso di affaticamento (quest’ultimo probabilmente legato all’eccessivo dosaggio). Altri studi hanno riportato che la melatonina rende i sogni più vivi, può aumentare il rischio di convulsioni e può causare una diminuzione del desiderio sessuale.
E’ infine giusto dire anche che l’associazione di melatonina con antidepressivi potrebbe scatenare crisi di panico e che in animali infettati con un virus leucemogenico per un particolare tipo di cellule, i linfociti T, questo ormone ha accelerato lo sviluppo della malattia.
Non si può dire ancora niente invece sugli effetti indesiderati di trattamenti a lungo termine; in particolar modo occorre valutare l’effetto della somministrazione di melatonina sulla funzione riproduttiva.
In definitiva non esistono vere e proprie controindicazioni all’uso della melatonina, ma essenzialmente delle regole di prudenza che sconsigliano l’utilizzo di questa sostanza nei bambini, nelle donne in gravidanza, nell’allattamento, nelle persone con insufficienza renale od epatica o che sono alla ricerca di una gravidanza, nei diabetici, negli emofilici, negli epilettici, nei pazienti con malattie autoimmunitarie (in particolare nell’ipotiroidismo non compensato, nell’artrite reumatoide e nella sclerosi multipla) o gravi sindromi allergiche oltre che naturalmente prima di mettersi alla guida. Alcuni studi, tuttavia, ritengono che la melatonina, attraverso la ricostruzione dell’integrità immunologica, possa rappresentare una cura per le malattie autoimmunitarie.

I livelli di melatonina nel sangue possono essere modificati dai farmaci più comunemente usati?

Vi sono diverse classi di farmaci che sono in grado di determinare variazioni dei livelli plasmatici di questo ormone: anti-infiammatori non steroidei (FANS), beta-bloccanti, calcio-antagonisti,  antiaggreganti, anticoagulanti orali, benzodiazepine, antidepressivi, antidiabetici, farmaci anti-rigetto, corticosteroidi ed immunosoppressori sono le sostanze maggiormente implicate. Inoltre occorre dire che fumo, alcool, caffeina, aspartame, mercurio e fluoro calcificano la pineale e ne bloccano la fondamentale funzione di bilanciare gli interi processi ormonali nel corpo.

Ricordiamo inoltre che dispositivi elettronici come computer, tablet e telefoni cellulari possono impedire la naturale secrezione notturna di melatonina; questo è importante soprattutto per gli adolescenti.

In conclusione, che consiglio può dare a chi volesse assumere la melatonina ?

Il primo consiglio da dare è senz’altro quello di non considerare questa sostanza la panacea universale o un elisir di lunga vita e di farne pertanto uso in modo indiscriminato. L’assunzione di melatonina va comunque abbinata ad uno stile di vita sano (corretta alimentazione con riduzione dei carboidrati, attività fisica, assunzione di omega 3, astensione dal fumo e dallo stress) e che rispetti i ritmi naturali.

Inoltre sarebbe utile un dosaggio di screening di questo ormone dopo una certa età e l’assunzione una volta dimostrata una carenza.

Il paziente dovrebbe infine sempre consultare un medico, tanto meglio se con un po’ di esperienza in questo campo, per la valutazione del rapporto rischio / beneficio di un eventuale trattamento e per definire le modalità dello stesso.