Spasmofilia

La spasmofilia, malattia invisibile

La spasmofilia è una malattia cronica caratterizzata da un’associazione tra segni propri dell’ipereccitabilità neuromuscolare e manifestazioni somatiche e/o psichiche a carattere nevrotico.

Biologicamente questa patologia consiste in un’alterazione costituzionale della permeabilità della membrana cellulare; per questa ragione lo spasmofilo ha un bisogno molto maggiore, rispetto ad una persona normale, di calcio, magnesio, zinco, vitamina D e di altre vitamine e sali minerali. Lo spasmofilo, quindi, se si alimenta normalmente è soggetto a carenze multiple di queste sostanze.

L’eccessiva perdita, da parte delle cellule, di sali come il calcio ed il magnesio porta all’accumulo nelle stesse di potassio, che ha una propensione a creare spasmi. Da qui il nome “spasmofilia” = affinità per lo spasmo.

Spasmofili si nasce, ma la malattia rimane allo stato latente finché non sopravvengono fattori scatenanti, quali particolari situazioni fisiologiche (gravidanza, parto, allattamento) o patologiche (ad esempio malattie infettive) che portano alla luce la disfunzione.

La spasmofilia interessa l’8-20% della popolazione, colpisce soprattutto le donne tra i 20 ed i 40 anni ed ha un carattere di familiarità. Questa malattia semi- sconosciuta crea una serie di disturbi a tutti i livelli, motivo per cui chi ne soffre in genere tenta di curare i singoli sintomi senza arrivare mai all’origine dei suoi malesseri.

Il quadro clinico, infatti, è spesso caratterizzato da un notevole polimorfismo: i sintomi sono i più vari e possono coinvolgere numerosi organi ed apparati.

Essi possono essere schematicamente raggruppati in:

Neuromuscolari: la crisi tetanica tipica, caratterizzata da violente contratture muscolari estremamente dolorose, interessa solo il 30% dei pazienti; più frequenti sono le parestesie delle estremità, della bocca e della faringe ed i crampi muscolari.

L’ipereccitabilità muscolare nei pazienti spasmofilici dipende soprattutto da un’alterazione del metabolismo del calcio intracellulare, legata ad una diminuzione di questa sostanza nelle cellule e del suo ridotto deposito a livello dei mitocondri.

Artromuscolari: l’astenia è presente in oltre il 90% dei casi; possono essere inoltre presenti dolori vertebrali, senza evidenza di alterazioni radiologiche in quanto legati a contratture della muscolatura.

Psichiatrici: sono presenti in più dell’80% dei casi e si possono proporre con un ampio ventaglio di forme e gravità: soprattutto stati di ansietà e di angoscia con irritabilità ed instabilità psico-affettiva ma anche stati depressivi e quadri fobico ossessivi.

Neurologici: sono frequenti le cefalee, di localizzazione e durata variabile, le vertigini, i disturbi della memoria e dell’apprendimento ed anche lipotimie e disturbi visivi.

Neurovegetativi: nella spasmofilia si manifestano disturbi della termoregolazione ed alterazioni pressorie. A vampate di calore possono seguire brividi di freddo.

Cardiologici: possono essere presenti dolore toracico, palpitazioni e tachicardia.

Gastroenterologici: lo spasmofilo soffre spesso di pseudo-gastriti e di pseudo-coliti; sono frequenti la nausea ed il vomito, così come una digestione laboriosa e stitichezza.

Urogenitali: si possono avere dismenorrea e frigidità.

Visitando il paziente è frequente il rilievo di iperreflessia tendinea e, con l’esecuzione di particolari manovre, di contrazioni muscolari, parestesie e spasmi, conosciute come “segno di Chvostek” e “segno di Trousseau”.

La diagnosi di spasmofilia non è sempre facile in quanto questa malattia può simulare patologie diverse in relazione agli apparati di volta in volta interessati ed in quanto non esiste un esame che abbia valore assoluto. Occorre quindi una valutazione globale del paziente che tenga presente tutti i diversi aspetti del problema, dai sintomi ai segni clinici, dalle indagini strumentali (importante è l’elettromiografia) agli esami bioumorali, tra i quali riveste notevole importanza il dosaggio dei livelli di calcio, fosforo e magnesio nel sangue. Le analisi della calcemia e della magnesiemia sono tuttavia quasi sempre nella norma in quanto la carenza che provoca i disturbi è quella che si verifica a livello del siero delle cellule e non del siero del sangue.

La medicina ufficiale tende a curare gli spasmofili (non riconosciuti come tali), con antidolorifici, calmanti ed ansiolitici; in questo modo questi pazienti non guariscono mai e diventano farmaco-dipendenti a vita. Dato che il problema è invece uno stato di perpetua carenza nutrizionale lo spasmofilo dovrà cercare invece di aumentare il proprio apporto di vitamine e sali minerali attraverso un’alimentazione mirata e l’assunzione di supplementi ed integratori.

ne mirata e l’assunzione di supplementi ed integratori.